Terapia del ADHD – Disturbo da deficit di Attenzione e/o Iperattività

La terapia del ADHD richiede un approccio multimodale che comprende:

Interventi educativi individuali (parent education) o di gruppo (parent training) sui genitori  e anche sugli insegnanti

Ad esempio genitori ei insegnanti devono essere istruiti a:

  • Potenziare il numero di interazioni positive col bambino.
  • Fornire rinforzi  positivi (elogi, piccoli premi) in risposta a comportamenti positivi del bambino.
  • Ignorare i comportamenti lievemente negativi.
  • Usando comandi diretti, precisi e  semplici
  • Prendere provvedimenti coerenti e costanti per i comportamenti inappropriati del bambino.

Terapia del ADHD Cognitivo-Comportamentale sui bambini e adolescenti :

Ad es i bambini e adolescenti devono essere istruiti a:

  • acquisire tecniche di Problem solving: riconoscere il problema, generare soluzioni alternative, pianificare una procedura per risolvere il problema.
  • darsi autoistruzioni verbali al fine di acquisire un dialogo interno che guidi alla soluzione delle situazioni problematiche,
  • acquisire tecniche per riconoscere e governare le proprie emozioni, soprattutto  durante le situazioni stressanti, al fine di ridurre i comportamenti impulsivi e aggressivi.

Interventi farmacologici per i casi moderati/gravi

Gli psicostimolanti sono considerati la terapia più efficace per l’ADHD

Il Metilfenidato

ll metilfenidato modula soprattutto la quantità di dopamina, e di noradrenalina, presente nello spazio intersinaptico. Potenzia una trasmissione dopaminergica deficitaria e attenua uno stato di iperattività dopaminergica. È in grado di migliorare l’inibizione delle risposte, la memoria di lavoro e i processi di discriminazione degli stimoli.

E’ il farmaco di cui si ha, ad oggi, maggiore esperienza. Alcuni studi clinici hanno evidenziato un’efficacia del 70% dei bambini ADHD. L’effetto terapeutico è rapido. In una settimana di trattamento si ottengono benefici, sia in ambito scolastico che in altri contesti (miglioramento dell’attenzione, della capacità di portare a termine i compiti assegnati, riduzione della distraibilità e dell’impulsività, e miglioramento delle interazioni interpersonali.

Circa il 30% dei bambini con ADHD non risponde al metilfenidato. I fattori responsabili di tale inefficacia sembrerebbero essere la concomitanza di lesioni organiche e neuroevolutive,  la presenza di condizioni socioeconomiche ed ambientali sfavorevoli,  la predominanza di ansia e depressione nel quadro sintomatologico

E’ bene ricordare che le evidenze a tutt’oggi disponibili supportano l’uso del farmaco solo per un periodo di breve durata e nell’ambito un approccio terapeutico multimodale.

Gli studi ad oggi disponibili indicano che l’utilizzo precoce di Metilfenidato nei bambini con ADHD, previene l’abuso di sostanze stupefacenti e di alcool in adolescenza o in giovane età adulta. Tale effetto sembra correlato alla riduzione dei sintomi dell’ADHD, (in particolare la riduzione dell’impulsività, il miglioramento del rendimento scolastico e delle relazioni con coetanei e adulti di riferimento) con conseguente riduzione della evoluzione verso il disturbo di condotta.

L’atomoxetina

E’ un inibitore selettivo del ricaptazione della noradrenalina. E’ utilizzato nei bambini ADHD al di sopra dei 6 anni di età, negli  adolescenti e adulti. Non è noto come il farmaco riduca i sintomi nel deficit di attenzione ed iperattività, tuttavia si ritiene che la noradrenalina svolga un importante ruolo nel regolare l’attenzione, l’impulsività ed i livelli di attività.

Ad oggi non vi sono chiare evidenze circa l’efficacia al lungo termine e all’effettiva necessità di un trattamento protratto oltre i 3-6 mesi

Dott.ssa Beatrice Dugandzija
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