Con il termine esordio psicotico si definisce la comparsa dei primi sintomi di un complesso ed etereogeneo disturbo psichiatrico, la Psicosi. L’esordio avviene nella maggior parte dei casi in tarda adolescenza o nel giovane adulto. Negli ultimi anni tuttavia si è assistito ad  un significativo abbassamento dell’età di esordio della psicosi (13-14 anni) ed in genere di tutte le patologie psichiatriche.

Cosa è la Psicosi

Il termine psicosi comprende un gruppo eterogeneo di disturbi psichiatrici e in cui il rapporto di un individuo con la realtà si è “interrotto”, alterando gravemente la sua capacità di giudizio e il suo funzionamento personale, sociale e lavorativo. L’individuo tende all’isolamento e non è più in grado di svolgere i precedenti ruoli sociali e familiari.

Sintomi della psicosi

La psicosi è caratterizzata dai seguenti sintomi che possono comparire isolati, insieme, o in successione.

  • Allucinazioni: false percezioni, ovvero percezioni senza che vi sia realmente l’oggetto percepito. Possono essere di tipo uditivo, visivo, olfattivo, gustativo, tattile. Il soggetto può vedere oggetti, udire suoni o parole, provare sensazioni senza che vi siano realmente.
  • Deliri: false convinzioni, resistenti ad ogni critica che comportano un’interpretazione non corretta della realtà. I deliri più frequenti sono di persecuzione, in cui la persona ritiene di essere perseguitata o al centro di un complotto, di grandezza in cui si convince di essere l’unica detentrice di conoscenze o poteri straordinari, di inserimento del pensiero, in cui la persona crede che alcuni dei suoi pensieri le siano stati imposti da una forza esterna, religioso, in cui forze religiose governano completamente la sua vita rendendola immune da disgrazie o malattie, di identità, in cui la persona crede di essere qualcun altro, tipicamente un personaggio importante della storia presente o passata, erotomanico, in cui si convince di essere segretamente amata da qualcuno che, di fatto, non la ricambia, e di gelosia.
  • Pensiero disorganizzato: si deduce dall’eloquio del soggetto. Il soggetto può passare da un argomento all’altro senza che vi sia alcun nesso comprensibile tra di essi (deragliamento del pensiero) o che i nessi siano difficilmente comprensibili (allentamento dei nessi associativi). Può dare delle risposte che non sono correlate, o lo sono solo marginalmente, alle domande poste (tangenzialità). Può avere un eloquio totalmente incomprensibile (incoerenza o insalata di parole)
  • Comportamento motorio grossolanamente disorganizzato o anomalo: il comportamento può essere caratterizzato da un’estrema ottusità, concretezza o inappropriatezza, bizzarria o da un’agitazione intensa e/o imprevedibile. Le anomalie del comportamento hanno un’intensità tale per cui il soggetto fatica ad eseguire le normali attività quotidiane. A volte è caratterizzato dalla catatonia, che consiste in una marcata diminuzione della reattività all’ambiente con resistenza alle istruzioni impartite (negativismo), nel mantenere una postura o una espressione facciale rigida, inappropriata o bizzarra, fino alla completa mancanza di risposte verbali o motorie (mutismo, stupor).
  • Sintomi negativi: consistono nella diminuzione della capacità di provare ed esprimere emozioni,  della capacità di provare piacere in qualunque attività (anedonia), della capacità di prendere decisioni o di iniziare o portare a termine un’azione (abulia), nell’apparente disinteresse per le relazioni sociali.

La psicosi comprende i seguenti disturbi:

  • Schizofrenia. E’ la forma più grave di psicosi. I sintomi psicotici durano per almeno sei mesi consecutivi. Il il 20 % dei soggetti ha un decorso favorevole.  Sono stati descritti anche casi di guarigione completa. Più è precoce la diagnosi e la terapia, più la prognosi migliora. La maggior parte di soggetti affetti da schizofrenia, tuttavia, un decorso cronico con periodi di esacerbazione/remissione dei sintomi attivi (ad es. deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato) e necessità di supporto farmacologico, riabilitativo e psicoeducativo costante. In una significativa percentuale di casi vi è un decorso caratterizzato da un deterioramento progressivo. Viene classificata in schizofrenia paranoidea (allucinazioni e idee deliranti a carattere persecutorio); disorganizzata (disorganizzazione dell’eloquio, dell’affettività e del comportamento); catatonica (blocco motorio, negativismo, stereotipie motorie e verbali); residuale (presenza dei sintomi negativi, ad esempio l’incapacità di provare emozioni,  la mancanza di interessi e il ritiro sociale ).
  • Disturbo Schizoaffettivo in cui sono presenti sia sintomi appartenenti alla schizofrenia, che appartenenti al Disturbo dell’Umore. Il Disturbo Schizoaffettivo ha una prognosi migliore rispetto la schizofrenia, ma peggiore rispetto ai Disturbo Depressivo.
  • Disturbo Psicotico Breve in cui si ha una remissione completa dei sintomi psicotici entro un mese. Ha una prognosi buona per quanto riguarda la sintomatologia psicotica con remissione completa dei sintomi entro un mese e in molti casi entro pochi gg.
  • Disturbo Schizofreniforme se i sintomi durano meno di sei mesi. Circa un terzo ha un recupero completo entro i sei mesi. Gli altri due terzi dei soggetti mostrerà ancora sintomi e riceverà una diagnosi di Schizofrenia o Disturbo Schizoaffettivo.
  • Disturbo Psicotico indotto da sostanze  stupefacenti (ad es. Cannabis, Cocaina, Anfetamine). Ha una prognosi che dipende innanzitutto dalla capacità di rimanere astinente da tali sostanze. Nella maggior parte dei casi, si assiste a remissione dei sintomi, una volta rimosso l’agente tossico. In alcuni casi i sintomi persistono per settimane o più, nonostante il trattamento con farmaci neurolettici.
  • Disturbo Psicotico indotto da altra patologia medica (ad es. tumori cerebrali, Scherosi Mulitpla, ictus, epilessia,  gravi dismetabolismi), dipende dalla patologia medica che ha causato l’insorgere dei sintomi psicotici (ad es. tumori cerebrali, Sclerosi Multipla, Ictus, gravi dismetabolismi).

L’esordio psicotico, nella maggior parte dei casi, non viene  riconosciuto precocemente e pertanto  nemmeno curato precocemente.

Sintomi di esordio e prognosi

I sintomi più riconoscibili dell’esordio psicotico sono i deliri e le allucinazioni. Più è curato tardivamente, più conduce l’individuo ad un distacco dalla realtà e ad una disabilità tale per cui risulta sempre difficile ritornare ad una situazione di buon compenso psichico.

Nel periodo che precede l’insorgere del disturbo psicotico (in media 2-4 anni prima) si possono riscontrare cambiamenti significativi del comportamento dell’adolescente/giovane adulto (ad es il ritiro sociale, l’interruzione di attività precedentemente considerate importanti, alcune piccole bizzarrie nel comportamento), ma spesso  tali segni/sintomi vengono confusi con l’espressione di una crisi adolescenziale. I familiari tendono a minimizzarli, sperando che si risolvano in breve tempo.

Riconoscere i primi segnali di disagio o primi sintomi del disturbo psicotico può consentire un intervento precoce e mirato e migliorare significativamente la prognosi. Molti studi concordano nel ritenere che più a lungo si rimane senza cure, più aumenta la gravità della malattia e la possibilità di avere ricadute. L’intervento precoce può ritardare o impedire l’insorgenza dei sintomi della piscosi (allucinazioni, deliri, disorganizzazione del pensiero, sintomi negativi).

Alla comparsa dei primi SEGNI/SINTOMI DI DISAGIO, il disturbo non si è ancora strutturato e non ha causato danni funzionali irreversibili. Pertanto un trattamento psicoterapeutico e farmacologico è molto più efficace che nelle fasi successive della malattia.

Inoltre anche nel caso in cui è avvenuto il primo episodio psicotico, un intervento tempestivo è in grado di ridurre la gravità della malattia e migliorare la prognosi. Nei 2-3 anni  che seguono l’esordio psicotico il disturbo, infatti, è ancora plastico e molto sensibile al trattamento. Più si ritarda il trattamento, più è difficoltoso il miglioramento.

Cause

Fattori biologici e genetici

La quasi totalità degli studi riguarda la Schizofrenia. La vulnerabilità alla schizofrenia è correlata a fattori genetici. L’incidenza tende ad aumentare con il grado di parentela (6-17% nei parenti di I grado, 2-6% in quelli di II grado e 2% circa in quelli di terzo grado; nella popolazione generale è del 1%). Numerosi cromosomi sono considerati come siti di potenziale vulnerabilità alla  pisicosi/schizofrenia (1,6,8,10,13,22). Fra i geni più importanti allo stato attuale si ricorda il gene, situato sul braccio lungo del cromosoma 22, responsabile della codificazione della Catecol-O-Metiltransferasi, enzima deputato alla degradazione della dopamina sinaptica nella corteccia prefrontale.

Nei gemelli omozigoti (hanno il 100% del patrimonio genetico uguale) la concordanza della malattia è del 50%. Ciò significa che oltre ai fattori genetici intervengono anche fattori ambientali (fattori infettivi, tossici, autoimmuni o lesione traumatica o stress durante la gestazione o l’infanzia).

Sul piano funzionale studi recenti hanno evidenziato, a livello dei neuroni dopaminergici dell’Area  Ventrale Tegmentale del  Mesencefalo, una disregolazione del rilascio di dopamina che provocherebbe una iperattività dopaminergica a livello sottocorticale (responsabile dei sintomi positivi) ed una ipoattività dopaminergica a livello corticale prefrontale dorso laterale (responsabile dei sintomi negativi).Tale disregolazione sembrerebbe dipendere da un’ipofunzione del sistema recettoriale glutamatergico presente a livello corticale Essa dipenderebbe a sua volta da un’alterata maturazione a livello dell’Ippocampo.

A livello anatomico si riscontra una riduzione del volume corticale prefrontale sia in pazienti cronici, sia all’esordio della malattia. Ciò dipenderebbe da una riduzione dei dendriti e del volume dei neuroni piramidali  glutaminergici del III strato corticale. Analogamente a livello ipocampale si registra una riduzione del volume con un’alterazione dell’architettura delle cellule cerebrali.

Allo stato attuale sembrerebbe, pertanto, che un’alterazione dei processi di  neurosviluppo a livello dell’Ippocampo, della Corteccia prefrontale e dei neuroni dopaminergici dell’Area Ventrale Tegmentale del Mesencefalo  sarebbero responsabili dei sintomi della patologia schizofrenica.

Sono almeno due le fasi maturative critiche per il Sistma Nerovso Centrale. La prima, nel periodo embrionale, durante la migrazione dei neuroni dalla profondità alla superficie; la seconda, in adolescenza, quando si verifica uno sfrondamento di dendriti e sinapsi suberanti. Anomalie durante queste due fasi causerebbero la manifestazione della malattia dopo circa 1-3 decadi.

Fattori ambientali

Fattori infettivi, tossici, autoimmuni o lesione traumatica o stress durante la gestazione, l’infanzia, ma anche l’adolescenza sono fattori di rischio per la psicosi. Ambienti familiari caratterizzati da un stile relazionale confusivo, incoerente, o abusante sono fattori di rischio per la psicosi.

Terapie

Il principale intervento terapeutico dell’esordio psicotico è di tipo farmacologico.

I farmaci Antipsicotici utilizzati il più precocemente possibile hanno una buona possibilità di far regredire le allucinazioni, i deliri, la disorganizzazione del pensiero e  i disturbi comportamentali. I farmaci psicotici più utilizzati in età evolutiva sono l’Aloperidolo, il Risperisone, l’Aripiprazolo e la Quetiapina. Sui sintomi  negativi sono meno efficaci e vanno sempre associati a ad un intervento riabilitativo e psicoeducativo volto a ridurre l’inerzia e il ritiro sociale che tale malattia  induce.

Fondamentale risulta essere anche  la psicoterapia, volta ad aumentare la consapevolezza di Sé e della realtà (l giovane deve imparare nuovamente  a distinguere i propri pensieri dai dati della realtà) e delle proprie emozioni e sentimenti.

Dott.ssa Beatrice Dugandzija
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