La marijuana (in inglese “pot”, “grass”, “weed”, “mary jane” o “mj”) è un composto verdastro-grigio di foglie, gambi, semi e fiori essiccati della pianta della canapa (Cannabis Sativa). L’hashish, o fumo, è costituito dalla resina che riveste le infiorescenze della piante di canapa; si trova sotto forma di bastoncini o tavolette rettangolari o quadrati di colore e consistenza variabile. Talvolta al fumo vengono aggiunte sostanze chimiche non naturali, in genere per aumentare il volume del composto e perciò il profitto.
Nella maggior parte dei casi la marijuana e l’hashish vengono fumati sotto forma di sigarette preparate a mano (joint o spinelli); in alcuni casi usando pipe o pipe d’acqua (“bongs”). Esistono anche i sigari di marijuana (“blunts”) realizzati sostituendo il tabacco con la marijuana spesso mescolata ad altre droghe come crack o cocaina.
La marijuana viene usata anche per preparare il té e a volte come ingrediente nei cibi, soprattutto dolci.
Il principale principio attivo nella Cannabis è il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) responsabile degli effetti psicoattivi della droga. La percentuale di THC determina la potenza e, perciò, gli effetti di tale droga. Negli ultimi 20 anni la concentrazione di THC è aumentata drasticamente. Nella marijuana il contenuto di THC varia tra 0,5-14%; nell’hashish, tra 4 e 21%. E’ diminuita, inoltre, l’età a cui i giovani iniziano ad utilizzarla. Anche in Italia i primi contatti con la Cannabis avvengono durante gli anni della Scuola Secondaria di primo grado.
Quando la Cannabis viene fumata, il THC attraversa velocemente i polmoni e arriva tramite i vasi sanguigni a tutti gli organi, compreso il cervello.
THC e Cannabinoidi endogeni
Gli effetti del THC sul nostro organismo sono dovuti, per la maggior parte, alla sua somiglianza con i cannabinoidi endogeni, sostanze naturali presenti nel nostro corpo. Il THC ha una forma molecolare molto simile a quella dei cannabinoidi endogeni e pertanto può legarsi ai loro recettori presenti sulle cellule cerebrali interagendo e alterando i le funzioni da essi svolte.
I recettori per i Cannabinoidi endogeni si trovano nelle aree cerebrali deputate alla funzioni superiori, quali apprendimento, memoria, la capacità di giudizio, la regolazione degli stati emotivi (Corteccia cerebrale frontale e parietale, Ippocampo, Amigdala); in aree deputate al controllo del movimento e la coordinazione (Gangli della Base e Cervelletto); in aree deputate al controllo su Sistema Nervoso Autonomo per ciò che concerne il controllo sulla motilità viscerale, i riflessi, il ritmo sonno-veglia, la pressione arteriosa, il battito cardiaco, il mantenimento della temperatura corporea, l’appetito, i livelli ormonali (Ipotalamo); in aree deputate all’elaborazione dei segnali dolorosi provenienti dal nostro corpo (Ippocampo, Amigdala, Ipotalamo); in aree deputate alla sensazione periferica, compreso il dolore (spina dorsale); in aree più periferiche deputate al controllo del sonno/risveglio, respirazione e circolazione sanguigna, temperatura corporea e movimento (Sostanza Reticolare e altri nuclei del Tronco Encefalico), in aree deputate alle sensazioni viscerali, nausea e vomito (nucleo del tratto solitario nel Midollo Allungato).
Essi si trovano in misura minore anche a livello dei polmoni, fegato, reni, apparato riproduttivo maschile e femminile, alterando il loro funzionamento fisiologico. Infine sono presenti sulle Cellule T del sistema immunitario.
Quando si fuma marijuana, il THC stimola eccessivamente i recettori dei cannabinoidi, causando una disregolazione del normale controllo svolti dai cannabinoidi naturali. Col tempo, il THC può causare una degradazione dei recettori dei cannabinoidi e scatenare effetti avversi permanenti.
Gli effetti della THC
Gli effetti immediati e a breve termine si manifestano subito dopo l’ingresso della droga nel cervello e hanno una durata di circa 3 ore. Quando la Cannabis è ingerita attraverso cibo o bevande gli effetti compaiono dopo circa mezz’ora-un’ora e durano circa 4 ore. Gli effetti sono maggiori se la Cannabis viene assunta attraverso il fumo piuttosto che ingerita.
Effetti immediati:
- Euforia (sensazione intensa di benessere ed ilarità)
- rilassamento
- alterazione delle percezioni sensoriale temporali (i colori e i suoni possono sembrare più intensi; il tempo può sembrare rallentato)
Effetti a breve:
- tachicardia
- arrossamento degli occhi e dilatazione della pupilla
- aumento della sete e dell’appetito
- nausea
- ipertensione e ipotensione ortostatica (brusco calo della pressione quando si passa dalla posizione sdraiata/seduta alla posizione eretta)
- deficit di memoria, attenzione e concentrazione
- difficoltà di coordinazione dei movimenti e deficit di equilibrio
- tremori alle mani
- aumento dei tempi di reazione
- ansia, paura intensa fino all’attacco di panico (in alcuni soggetti)
- episodi psicotici: allucinazioni, persecutorietà (in alcuni soggetti; o se si assumono dosi elevate)
Dopo breve tempo (massimo 1-2 ore) l’euforia passa e possono subentrare sonnolenza e depressione.
Alcuni effetti a lungo termine di ordine più cognitivo e mnestico persistono nel tempo fino ad un periodo di 6-12 mesi dopo la disintossicazione. In alcuni soggetti possono essere permanenti, anche dopo tale periodo di astinenza:
- Dipendenza. Essa è caratterizzata, prevalentemente, da sintomi psichici, quali intenso e costante desiderio di assumere la sostanza, irritabilità, aggressività, alterazione della capacità di giudizio.
- Sindrome Amotivazionale: diminuzione od assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni, eventi della vita di tutti i giorni, ma anche di fronte alle situazioni generalmente piacevoli (sport, viaggi, cinema, musica, relazioni interpersonali e tutte le attività che non siano finalizzate all’uso o alla ricerca della droga), perdita degli interessi e della motivazione, inerzia fisica, spossatezza.
- Maggior rischio di sviluppare disturbi psichiatrici tra cui i Disturbi dell’Umor e i Disturbi psicotici, tra cui la Schizofrenia.
- Aumento della velocità di degenerazione, tipica dell’invecchiamento, delle cellule nervose deputate alla memoria e apprendimento.
- Maggior rischio di sviluppare neoplasie polmonari
- Maggior rischio di sviluppare infezioni polmonari a causa della compromissione del Sistema Immunitario
Metabolismo
Il THC si deposita nei tessuti adiposi da cui viene rilasciato molto lentamente. Nei soggetti che usano assiduamente Cannabis, pertanto, il THC può essere presente nelle urine per circa un mese, o anche più.
Nel capello può essere rilevato per un tempo ancora maggiore, proporzionalmente alla lunghezza del capello stesso. Dalla sua lunghezza dipende il tempo passato a cui si può risalire (circa un mese ogni centimetro: con un una ciocca della lunghezza di 12 cm si potrà ad es dimostrare l’assunzione di droghe nell’arco di un anno.
Con il test del capello si possono rilevare tracce delle seguenti sostanze stupefacenti: cannabis, cocaina, oppiacei, anfetamine e MDMA.
Effetti clinici sulla salute
Chi fuma Cannabis regolarmente può essere soggetto agli stessi problemi respiratori che colpiscono i fumatori di tabacco, quali tosse e catarro, maggior frequenza di malattie respiratorie delle via aree superiori, di polmoniti, bronchiti e patologie ostruttive. Aumenta, inoltre, il rischio di contrarre una neoplasia polmonare (rischio maggiore di 2-3 volte).
- Il THC danneggia l’efficacia del Sistema Immunitario nei confronti della malattie infettive e neoplastiche.
- Il THC aumenta di 4 volte il rischio di avere un infarto cardiaco entro la prima ora dopo aver fumato, causando ipertensione.
- Il THC provoca danni alla memoria a breve termine, danneggiando le cellule dell’Ippocampo deputate a tale funzione. Ciò impedisce ai consumatori di Cannabis di ricordare avvenimenti recenti e rende loro molto difficoltoso l’apprendimento. L’esposizione cronica al THC aumenta, inoltre, la velocità di degenerazione, tipica dell’invecchiamento, di queste cellule nervose.
- Il THC è in grado di causare una dipendenza (stimolando eccessivamente i recettori dei cannabinoidi endogeni e causando una disregolazione del loro funzionamento e col tempo una loro degradazione) che si manifesta prevalentemente con sintomi psichici, quali intenso e costante desiderio di assumere la sostanza, irritabilità, aggressività, alterazione della capacità di giudizio.
- il THC è in grado di generare sintomi piscotici (deliri, allucinazioni, persecutorietà) unendosi ai recettori del Nucelo Accumbens e aumentando il rilascio di Dopamina.
Il THC ha effetti molto gravi in adolescenza. Dopo la nascita il nostro cervello prosegue la propria maturazione, grazie anche ai continui stimoli provenienti dal ambiente che ci circonda. Tale processo si completa non prima dei i 20 e i 21 anni.
Nell’ultimo periodo avviene la maturazione finale dei neuroni e il consolidamento dei complessi collegamenti tra di essi, a cui corrisponde la maturazione del funzionamento mentale e dei vari tratti della nostra personalità. Durante tutta questa fase le cellule cerebrali sono particolarmente sensibili e la loro maturazione può venire facilmente alterata da qualsiasi stimolo tossico, prodotto dalle sostanze stupefacenti e dall’alcool, anche se a basse dosi.
Ad una maturazione cerebrale “alterata” corrispondono percezioni distorte di sé e del mondo esterno che, a loro volta, condizionano il modo di pensare e provare emozioni e sentimenti e di conseguenza il comportamento. L’uso di cannabis in tale periodo, pertanto, altera la capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera fisiologica e rende il cervello più vulnerabile e più predisposto a sviluppare di disturbi psichiatrici, quali i Disturbi dell’Umore, i Disturbi d’Ansia, i Disturbi Psicotici. Il rischio di psicosi fra i consumatori regolari di cannabis risulterebbe incrementato fino al 200% rispetto ai non consumatori. L’effetto sarebbe proporzionale alla dose.
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