ADHD – Disturbo da deficit di Attenzione e/o Iperattività

ADHD Disturbo da deficit di Attenzione e/o Iperattività (Attention Deficit/Hyperactivity Disorder)

econdo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali alla sua V revisione (noto anche con la sigla DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), le caratteristiche essenziali del Disturbo da deficit di Attenzione e/o Iperattività (ADHD: Attention Deficit/Hyperactivity Disorder) sono le seguenti:

Per almeno 6 mesi devono essere presenti almeno 6 dei seguenti sintomi di disattenzione in almeno due contesti diversi (ad es. casa e scuola):

  • Commette spesso errori di disattenzione
  • Difficoltà a mantenere l’attenzione
  • Non sembra ascoltare
  • Non segue le istruzioni
  • Ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
  • Prova avversione per i compiti che comportano uno sforzo mentale protratto
  • Perde gli oggetti necessari per i compiti
  • Distraibile
  • Sbadato

Per almeno 6 mesi devono essere presenti almeno 6 dei seguenti sintomi di impulsività/Iperattività in almeno due contesti diversi (ad es. casa e scuola):

  • Agita o batte le mani e piedi
  • Lascia il proprio posto
  • Scorazza e salta
  • Incapace di svolgere attività creative tranquille
  • Sotto pressione
  • Parla troppo
  • Spara le risposte
  • Ha difficoltà nell’aspettare il proprio turno
  • Interrompe
  • Agisce senza pensare

L’esordio avviene prima dei 12 anni. I sintomi sono presenti in almeno due contesti (casa, scuola,  oratori, ambienti sportivi…).  Il disturbo genera difficoltà sociali, scolastiche o del rendimento lavorativo.

Vi sono forme in cui sono presenti in ugual misura sia la disattenzione che l’iperattività/impulsività e forme in cui prevale o l ‘una o l’altra.

L’ADHD è un disturbo neurobiologico cronico con la massima prevalenza in età scolare. Persiste tuttavia anche in adolescenza e in età adulta nel 50-60% dei casi.  La prevalenza è intorno al 5%. E’ più frequente nei maschi che nelle femmine (rapporto 2:1); le femmine tendono, più dei maschi, a manifestare sintomi di disattenzione.

Nell’età prescolare la principale manifestazione è l’iperattività. La disattenzione diviene preminente durante la scuola elementare. Durante l’adolescenza i segni di iperattività sono meno comuni e possono essere limitati ad agitazione, irrequietezza interiore, impazienza. In età adulta l’irrequietezza, l’impulsività e la disattenzione possono persistere ed essere problematiche

Gli studi di Neuroimagining funzionali (RMN funzionale e PET) e gli studi di genetica molecolare hanno dimostrato che l’’ADHD è un disturbo a livello  della Corteccia prefrontale e dei Nuclei della Base. Tali aree e circuiti cerebrali sono deputati alle funzioni di inbizione e autocontrollo. La mancanza di autocontrollo compromette altre importante funzioni cerebrali necessarie per mantenere l’attenzione, tra cui la capacità di posticipare la gratificazione immediata al fine di un successivo maggiore vantaggio.

I bambini affetti da ADHD, pertanto, non riescono a controllare le loro risposte all’ambiente. E’ come se in questo momento che state leggendo veniste bombardati da tanti altri stimoli (es. telefono che squilla, rumore di un trapano, bambini  che strillano…) e non foste capaci di prestare attenzione solo su ciò che leggete. Se non foste capaci di filtrare gli stimoli e concentrarvi su ciò che vi interessa, diverreste a poco a poco irrequieti. Questo è quanto succede ai bambini ADHD e pensate che fatica fanno, quando si devono concentrare su alcuni argomenti  scolastici che a loro proprio non piacciono!

L’eziologia della ADHD è multifattoriale. Sono coinvolti fattori genetici (i geni oggetto di studio sono i geni correlati al sistema di neurotrasmissione della dopamina e della noradrenalina, sistemi deputati alle funzioni di inibizione e modulazione cerebrale; il fattore di ereditabilità è >75%), fattori morfologici cerebrali (corteccia frontale, nucleo caudato e globo pallido sono più piccoli nei bambini ADHD), fattori pre/perinatali (ad es. il danno ipossico-ischemico delle zone cerebrali coinvolte nel disturbo), fattori traumatici.

Vi sono altri fattori ambientali di natura tossica che sono implicati nella eziologia dell’ADHD, quali il fumo e l’abuso di alcool e sostanze stupefacenti durante la gravidanza e l’esposizione ad elevate quantità di pimbo durante la prima infanzia. L’ambiente “disregolante” sul piano emotivo (famiglia, contesti sociali in cui si vive) può favorire, inoltre, l’attivazione della predisposizione a tale disturbo.

Le inevitabili esperienze fallimentari che il bambino ADHD  vive in  tutti  i suoi contesti di vita – sociali, scolastici e familiari – possono favorire lo sviluppo concomitante di un Disturbo oppositivo-provocatorio e di un Disturbo della Condotta.

I ragazzi che manifestano comportamento da deficit di attenzione/iperattività, inoltre, saranno più a rischio di altri nello sviluppare comportamenti devianti, nell’incorrere in problemi con la giustizia o nell’uso di alcool e/o sostanze stupefacenti

Dott.ssa Beatrice Dugandzija
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