Cosa intendiamo quando parliamo di manifestazioni parossistiche non epilettiche?
Come dice la parola stessa si tratta di una diagnosi di esclusione: sono condizioni che possono mimare per la loro fenomenologia una crisi epilettica ma che invece non lo sono. Si tratta per la maggior parte di fenomeni del tutto benigni, che non sottintendono alcuna anomalia cerebrale e che si risolvono poi nel tempo senza lasciare reliquati; solo in rari casi possono essere secondari a patologia cerebrale o segno di patologia.
Così come le manifestazioni delle crisi epilettiche possono essere moltissime, così anche la natura delle Manifestazioni Parossistiche NON Epilettiche (MPNE) può essere delle più svariate, da fenomeni motori a fenomeni legati al respiro, a sintomi comportamentali, oppure fenomeni legati al sonno o altro.
Ciò che è utile sapere è che per poter arrivare a capire di che cosa esattamente si tratta è importante poter avere una descrizione il più precisa possibile del fenomeno; il genitore dovrebbe osservare ed annotare mentalmente (o meglio ancora con carta e penna) che cosa succede, prendere nota del fatto che gli episodi, se si ripresentano, sono sempre uguali a sè stessi oppure no, se esistono delle circostanze preferenziali di comparsa (ad. esempio in seguito al pianto, quando il bambino è in una determinata posizione etc) o anche un momento preferenziale della giornata in cui si presentano.
Diagnosi di MPNE
Utilissimo poi per il medico è avere una videodocumentazione del fenomeno, quindi riuscire a filmare l’episodio, con una videocamera o anche un banalissimo cellulare.
Se il bambino presenta delle manifestazioni “strane” e improvvise, che non avevate mai notato, è bene parlarne con il pediatra. Il pediatra potrà rassicurarvi o anche suggerirvi di approfondire con una visita neurologica/neuropsichiatrica infantile, e lo specialista talvolta vi richiederà a conferma delle proprie ipotesi un elettroencefalogramma (registrazione, assolutamente indolore ed innocua, dell’attività cerebrale, attraverso delle placche di metallo -elettrodi- poste sul capo del bambino e collegati alla macchina attraverso dei fili).
Tipologie di Manifestazioni Parossistiche NON Epilettiche
Tra le manifestazioni parossistiche epilettiche più comuni vi sono ad esempio le sincopi, caratterizzate da una perdita di coscienza (che può essere anche solo parziale, in questo caso si tratta più correttamente di pre-sincope o lipotimia), in genere causate da un meccanismo vaso-vagale e favorite da alcune circostanze come la stazione eretta, il caldo etc. Talora le sincopi possono mimare delle crisi epilettiche (le cosiddette crisi “tonico-clonico generalizzate”, in particolare quando alla caduta a terra seguono alcune scosse degli arti). Vi sono però alcune caratteristiche che differenziano i due fenomeni, ad esempio come abbiamo accennato, il fatto che le sincopi, a differenza delle crisi epilettiche, siano in genere scatenate da circostanze di comparsa preferenziali, ed il fatto che il bambino si riprenda poi completamente in tempi brevi (senza il cosiddetto “post-critico, quale sonno, confusione etc.)
Un tipo particolare di sincopi è rappresentato dalle cosiddette “sincopi da pianto“, meglio conosciute come “spasmi affettivi“: in seguito ad un trauma banale o più spesso ad una frustrazione o rabbia che scatena un pianto, il bambino piangendo trattiene il fiato, diventando pallido o più spesso cianotico (blu) fino talora a perdere conoscienza, qualche volta con manidfestazioni anche a carico degli occhi (deviati verso l’alto) e del corpo (con possibile rigidità e scosse). In genere queste manifestazioni si hanno in bambini al di sotto dei 5 anni, durano pochi secondi ed il bambino si riprende poi completamente. I genitori di fronte a tali episodi dovrebbero cercare di mantenere la calma, senza che sia necessaria alcuna altra attenzione particolare. E’ bene parlarne con il proprio pediatra, che in genere consiglierà prima di tutto una visita cardiologica ed un elettrocardiogramma per escludere che le sincopi possano essere dovute a qualche problema cardiaco (molto raro) e potrebbe suggerire anche una valutazione neurologica. Tali manfestazioni sono piuttosto frequenti (circa 4 bambi i su 100) soprattutto nel secondo e terzo anno di vita, ed è raro che si protraggano oltre i 4-5 anni di età.
Tra i fenomeni legati al sonno ricordiamo invece, in quanto molto comuni, gli episodi di pavor. Si tratta di episodi in cui il bambino, in genere nella prima ora, ora e mezza di sonno, urla, può dire parole senza senso, appare spaventato e sembra non riconoscere i genitori, per poi in genere riaddormentarsi e non ricordare niente al risveglio; si tratta in genere di episodi sporadici, in cui non conviene svegliare il bambino ma solo al più avvicinarsi con cautela e rassicurarlo con tono pacato.
Gli incubi invece avvengono in genere nella seconda parte della notte; consistono in sogni paurosi, di contenuto negativo, che spesso durano a lungo ed il bambino spesso si sveglia mantenendo un ricordo vivido del sogno stesso. Possono essere favoriti dalla febbre.
In genere nei vari fenomeni legati al sonno (come anche sonnambulismo, paralisi del sonno etc), non è necessaria alcuna terapia specifica; è utile non svegliarlo la notte se non è cosciente ma affrontare semmai la cosa con delicatezza durante il giorno e verificare che il bambino non stia vivendo una situazione stressante. Raramente nei disturbi del sonno è indicato l’utilizzo di farmaci.
Accennerei infine, perchè anch’essi molto frequenti, ai cosidetti comportamenti di gratificazione o masturbation-like movements. Si tratta di fenomeni di natura comportamentale, talora esacerbati dalla noia o da situazioni di sovraeccitazione o ansia, caratterizzati da movimenti di stiramento e contrazione delle gambe, talora accompagnati da concentrazione e sforzo e accelerazione del respiro. Spesso insorgono nel primo anno di vita, sono più frequenti nelle bambine, possono durare qualche mese ed in genere scompaiono spontaneamente. Talora possono preoccupare molto i genitori anche per il loro non essere sempre immediatamente inquadrabili, ed essere talora molto “eclatanti” nella manifestazione (ad esempio con l’assunzione di posture contorte, rossore al volto molto accentuato etc). In genere è sufficiente richiamare il bambino, distoglierlo con delicatezza dal comportamento (senza impedirglielo in modo brusco) proponendo altre attività di interesse, perchè il fenomeno si interrompa. E’ raro che tali fenomeni si protraggano oltre i 5-6 anni di età.
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