Convulsioni Febbrili nei Bambini

Le convulsioni febbrili nei bambini possono rappresentare per i genitori un evento altamente drammatico, soprattutto se si tratta di un primo episodio e se non si ha nessuna nozione rispetto al fenomeno; un papà o una mamma si trovano a dover gestire un evento improvviso, in cui spesso riferiscono a posteriori di aver avuto l’impressione che “il bambino potesse morire”, che “non si sarebbe più ripreso” con un grosso vissuto di angoscia e di impotenza.

Si tratta in realtà di un fenomeno piuttosto frequente in età infantile (capita all’incirca a 5 bambini su 100) e nella maggior parte dei casi assolutamente benigno, in cui le cosiddette “crisi” si risolvono spontaneamente nel tempo, senza lasciare alcun tipo di reliquato e lo sviluppo prosegue in completa normalità.

Esistono due tipi di convulsione in febbre.

Convulsioni Febbrili Semplici

La stragrande maggioranza è rappresentata dalle cosiddette “convulsioni febbrili semplici”, che avvengono in bambini con uno sviluppo normale, tra i 6 mesi ed i 4-5 anni di età, all’interno di un episodio febbrile di varia natura, in genere ad un brusco alzarsi od abbassarsi della temperatura (tipicamente con T> 38,5° e talora dopo poco che è stato somministrato l’antipiretico e la temperatura comincia a scendere), in cui le manifestazioni possono essere varie (il bambino può irrigidirsi, o al contrario diventare improvvisamente “molle”, può presentare delle scosse e non apparire cosciente) ma durano comunque poco, meno di 5 minuti, e finiscono spontaneamente, senza che si debba mettere in atto alcun tipo di intervento da parte dei genitori.

La prima volta è meglio sempre recarsi dal pediatra o in pronto soccorso, cosicché il bambino sia visitato e vengano date ai genitori le necessarie istruzioni e rassicurazioni, mentre nel caso di episodi successivi il bambino può essere tranquillamente gestito a casa.

La cosa importante da sapere è che nel caso il bambino presenti un primo episodio di convulsione febbrile, ne potrà poi ripresentare altri (in genere pochi, e comunque entro i 5-6 anni il fenomeno scompare), per cui il genitore dovrà essere preparato nel caso di un successivo episodio, possibilmente cercando di mantenere la calma, prima di tutto ad osservarlo per poter poi descrivere al pediatra cosa di preciso è successo, potrà porre il bambino delicatamente su di un fianco (per favorire la respirazione) ed avere a portata di mano una medicina da usare nel caso l’episodio duri più di 5 minuti (eventualità molto rara); per interrompere l’episodio viene in genere usato il diazepam per via endorettale (i medici del pronto soccorso o lo stesso pediatra vi possono spiegare come usare il medicinale). Il medico potrà anche illustrarvi l’opportunità, per cercare di scongiurare successivi episodi, di evitare che la temperatura si alzi troppo, ad esempio somministrando l’antipiretico già per rialzi modesti della temperatura (purtroppo non potremo mai essere del tutto sicuri di evitare l’episodio perché spesso il rialzo febbrile è improvviso!)

In genere non è necessaria alcune terapia cronica, solo alcune misure precauzionali come quelle di cui abbiamo parlato. Solo in rari casi e per convulsioni ripetute verrà invece proposta una terapia continuativa da portare avanti finché il bambino non supererà “l’età a rischio”.

Convulsioni Febbrili Complesse

Quando invece le crisi possono definirsi “convulsioni febbrili complesse” ed è bene preoccuparsi di portare il bambino prontamente in pronto soccorso? Quando il bambino ha meno di 18 mesi, soprattutto se ne ha meno di 6, quando si notano i cosiddetti “segni di lato” (gli occhietti ruotati solo da una parte, le scosse da un solo lato del corpo etc), quando l’epiosdio dura più di 15 minuti o quando si ripetono più episodi nel giro di 24 ore. In questi casi il bambino va valutato per verificare l’opportunità di altri esami  per escludere patologie cerebrali.

Diagnosi differenziale

Le convulsioni febbrili nei bambini andranno poi differenziate da patologie in cui crisi che vengono scatenate dalla febbre ma in cui la febbre è solo un possibile scatenante che sottintende una situazione di base più complessa, come nel caso della Sindrome di Dravèt, che insorge nel primo anno di vita con crisi sia febbrili che non; in questo caso avremo però spesso alcune caratteristiche che ci aiutano a discriminarle, come un picco di esordio più precoce, caratteristiche delle crisi che fanno pensare alle convusioni febbrili complesse, spesso fin dall’esordio i cosiddeti “Stati di male” (in cui la crisi si protrae per almeno 30 minuti) e nelle epoche successive compariranno altri tipi di crisi e ritardo psicomotorio.

Come abbiamo visto le convulsioni febbrili sono nella stragrande maggioranza dei casi un fenomeno assolutamente benigno, rispetto al quale è necessario avere qualche informazione di base per poterlo gestire al meglio senza lasciarsi troppo spaventare; non esitate a chiedere ulteriori informazioni al vostro pediatra, dato che si tratta di un fenomeno molto frequente, soprattutto se sapete di casi analoghi in famiglia (la familiarità per convulsioni febbrili aumenta infatti molto il rischio che il bambino possa esserne soggetto).

A cura della

Dr.ssa Antonella Giacobbe
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