Buongiorno Dottoressa Beatrice,
leggo sempre con piacere il suo sito e la ringrazio per quello che fa. Sono una mamma di un bambino di 9 anni che da due anni deve affrontare le conseguenze di quello che credo sia stato un grosso trauma, io e mio marito ci siamo infatti seprati dopo 8 anni di matrimonio infermale con continui litigi per via del suo carattere terribile e dei suoi vizi. Mi sono rivolta hai servizi pubblici di neuropsichiatria infantile ma data la situazione vorrei capire se vi sono altre strade… li lo vedono ma sporadicamente e vorrei poterlo aiutare di più, fare di più per lui!
Ho letto di questo EMDR e ho sentito che si può usare anche con i bambini e che è utile proprio per le conseguenze dei traumi . Vorrei sapere da lei dottoressa come fuziona e se è efficace e se lei lo utilizza.
Grazie
Anna P.
Gent.le Sig.ra,
da alcuni anni sto utilizzando l’EMDR come approccio terapeutico e ne sono davvero entusiasta, non solo per i risultati ottenuti con i miei pazienti, ma anche per i dati emersi dalla letteratura scientifica.
Come avrà letto l’E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing: Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio psicoterapeutico che lavora sulle esperienze traumatiche, vale a dire sui ricordi di eventi traumatici o stressanti avvenuti nella propria esistenza, dall’infazia all’età adulta.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e le linee guida internazionali considerano attualmente l’EMDR come il trattamento di elezione in tutte le situazioni di stress estremo, sia negli adulti, che nei bambini.
Questa tecnica, tuttavia è molto efficace non solo per i traumi maggiori (incidenti, morti improvvise, catastrofi naturali, guerre), ma anche per tutti i traumi relazionali (quali ad esempio lutti, separazioni, aborti, ospedalizzazioni, molestie, maltrattamenti o trascuratezze). Tali traumi se non trattati, possono generare l’insorgenza di vari sintomi (ansia, attacchi di panico, depressione, sbalzi di umore, aggressività, ossessioni, difficoltà relazionali, disturbi alimentari, difficoltà nelle prestazioni scolastiche o lavorative).
Penso che valga la pena effettuare un colloquio con lei e il papà di suo figlio per valutare l’ipotesi di un percorso terapeutico.
Spero di esserle stata di aiuto
Cordiali saluti
drssa Beatrice Dugandzija