Salve,
ho un bimbo di quasi 3 anni. Siamo seguito da una npi, ma ho il terrore che stiamo perdendo tempo. Ad oggi il mio bimbo parla, molto bene, a volte un po’ meccanicamente, altre volte no, sembra essere molto spontaneo. Adora cantare e ballare, gli piace stare con mamma e papà, gioca tantissimo con noi, e ci viene a chiamare per giocare insieme. È intelligentissimo, conosce tutte le lettere in italiano e in inglese e anche i numeri e le forme geometriche. Ha frequentato pochi mesi di nido e le educatrici mi hanno riferito che ha una grande capacità di apprendimento e si adatta anche alle situazioni. Non ha nessun rituale, non ha una rigidità mentale, è un bimbo anche abbastanza ubbidiente, ascolta e capisce molto bene anche le ramanzine. È tenero e dolce, ma un po’ schivo con gli altri (che non siano le figure familiari) si lascia abbracciare, ma lui abbraccia solo mamma e papà e a volte qualche amichetto.
Purtroppo a causa della pandemia il piccolo è stato sempre e solo con gli adulti, nelle ultime settimane stiamo cercando di fargli fare quante più esperienze possibili in mezzo agli altri, inizialmente sembra un pesce fuor d’acqua, ma poi riesce ad interagire in qualche modo. Sale e scende scale, scivoli e mobili, ma soprattutto quando contento o eccitato tende a sfarfallare con le mani o comunque a fare movimenti rigidi. Non ha altri tipi di stereotipie, ma difficilmente fa gioco simbolico, fa molto bene i giochi strutturati come costruzioni, incastri, macchinine che corrono, puzzle, ma non ama giocare con pupazzi, animali. La npi ci ha detto che è più una questione sul piano “psicologico” come se il bambino fosse bloccato e non riuscisse a venir fuori la sua personalità, ha poca fantasia nei giochi, ma ne ha tanta nel raccontare le cose, vuole che gli mixiamo le sue canzoni preferite, inventa parole che lo fanno ridere (a volte mi chiama Marma e ridiamo tanto).
È abbastanza autonomo, ma a metà pasto chiede il mio aiuto per finire, dorme ancora con me, e poi passa nella culla, ma si sveglia e torna nel lettone di notte. È senza pannolino da qualche settimana senza troppe difficoltà, tranne che per la cacca. La prossima settimana abbiamo un altro incontro con la npi, lo scorso anno aveva iniziato psicomotricità, per 2-3 mesi, poi la dottoressa ci fece smettere perché per il bambino l’ambiente strutturato avrebbe potuto essere controproducente, e ci ha detto che dovevamo essere noi genitori a inibirlo meno, lasciarlo crescere senza ansie, fidandoci di lui e giocando tanto con lui. Entrambi lavoriamo e lui cresce con i nonni anziani, e spesso sta davanti alla tv o al tablet (sono 3 mesi che lo abbiamo fatto sparire). Il mio dubbio è che in realtà avrebbe dovuto continuare la psicomotricità. Addirittura le maestre al nido mi hanno chiesto se avevamo pensato ad un consulto neurologico più che neuropsichiatrico, data la sua rigidità motoria e la presenza di questi movimenti eccessivi durante l’eccitazione o la gioia.
Non so più cosa pensare, vorrei fare il possibile per aiutare il mio bimbo.
La ringrazio tanto per la sua risposta.
Cara Signora,
La descrizione che lei mi dato, sembra la descrizione di un bambino con delle tappe di sviluppo nella norma.
Vi sono solo alcuni spetti che però non mi risultano chiari.
Cosa intende per rigidità motoria? Potrebbe avere un qualche forma di lieve impaccio motorio? In tal caso potrebbe essere utile un percorso neuropsicomotorio.
Perché afferma che suo figlio accede raramente ad un gioco “simbolico”? In che senso?
Da quello che ho capito preferisce giochi strutturati e mi sembra che la neuropsichiatra che lo ha visto pensi che sia un bimbo un po’ insicuro ed inibito e che per questo gli risultano più facili i giochi strutturati (puzzle, costruzioni), rispetto ad altre attività in cui è necessario mettere in campo altre risorse come la spontaneità, le capacità relazionali, la fantasia. Cosa dicono a riguardo le educatrici dell’asilo? Anche in questo caso un lavoro di neuropsicomotricità che abbia anche un approccio emotivo-relazionale potrebbe essere di aiuto.
I movimenti involontari (come ad esempio lo sfarfallio delle mani) sono presenti nei bambini che hanno alcune difficoltà nell’integrazione sensoriale, vale a dire che fanno fatica ad elaborare gli stimoli sensoriali che arrivano dall’esterno (stimoli visivi, uditivi, tattili), o dall’interno (ad
esempio l’eccessiva attivazione del sistema nervoso centrale quando si è in ansia, o troppo eccitati).
Anche in questo caso un lavoro sul profilo sensoriale di suo figlio da parte di una neuropsicomotricista o di una terapista occupazionale, con tali competenze, potrebbe essere di aiuto.
Provi a consultare l’associazione Sensis o DIRmè. La potrebbero aiutare a trovare nella sua zona una neuropsicomotricista o una terapista occupazionale che possa lavorare con suo figlio su più aspetti (motorio-prassico, sensoriale e relazionale).
Spero di essere stata utile in qualche modo. Se ha dei dubbi mi può contattare tramite la mail o il cellulare del sito.
Mi farebbe piacere ricevere vostre notizie in un prossimo futuro.
Beatrice Dugandzija